Monday, January 09, 2012

04: Cristina Lauretti




Sono in ritardo, ma non è colpa mia. Trenino che non viene quando doveva e poi la metro che mi dice che devo aspettare, prima un minuto e poi tre minuti. ‘Sti mezzi! Alla fine arrivo con soli 10 minuti di ritardo (accetabile in italia, no?) di fronte a Pompi, un bar storico che è “parte integrante della vita quotidiana della zona e non solo..” mi dice Cristina, la mia compagna per colazione di oggi.

I’m late, but it’s not my fault. The little train doesn’t come when it’s supposed to, then the metro first tells me I have to wait for a minute, then for three. This public transport! In the end, I arrive only 10 minutes late (quite acceptable in Italy, isn’t it?) in front of Pompi, an historic bar that is “an integral part of daily life in the zone, and not just that…” says Cristina, my companion for breakfast for today.



Ci siamo incontrati prima di oggi solo una volta, io come suo allievo. Fa parte di un gruppo di insegnanti di italiano, la cui associazione si chiama Passaparola. “Un po’ più di un anno fa ho messo un annuncio su internet offrendo lezioni d’italiano a stranieri” mi dice “e una persona mi ha contatto dicendo che stava cercando altre persone nel campo, per creare qualcosa. Ci siamo incontrati con gli altri quattro che oggi fanno parte di Passaparola e c’è stata come una calamita fra di noi. Abbiamo parlato per un po’ di mesi e l’anno scorso abbiamo iniziato a lavorare insieme. Ora facciamo lezioni di italiano a stranieri ogni martedi al Beba do Samba a San Lorenzo.”

We’ve met only once before today, me as her student. She is part of a group of Italian teachers who have an association called Passaparola (Word of Mouth). “A little more than a year ago I placed an ad on the internet offering Italian lessons to foreigners” she tells me “and a person contacted me saying that she was looking for other people in the same field to create something together. We met with the other four who are now part of Passaparola and it was like there was a magnet between us. We spoke for a few months and last year we started to work together. Now we give Italian lessons to foreigners every Tuesday at Beba do Samba in San Lorenzo.”

Non ha sempre fatto l’insegnante d’italiano. Prima lavorava nel campo dei eventi come organizzatrice. “E’ un mondo difficile” mi dice “e dovevo cambiare la direzione della mia vita. Sono stata a Bristol in Inghilterra tre anni fa per un corso d’inglese e mi sono resa conto che mi sarebbe piaciuto fare l’insegnante. Quando sono tornata ho iniziato a studiare di notte mentre continuavo a lavorare. È stato un periodo duro ma ora sono molto soddisfatta. ” Bristol non era la sua prima esperienza in inghilterra. Dopo essersi laureata ha passato sei mesi a Londra. Ha lavorato come cameriera per un periodo e poi al telefono come centralinista mentre studiava inglese in una scuola di lingua. Quando è tornata da Londra non era così convinta della scelta presa e.. magari un giorno ci tornerà per un po'. Fra poco va negli Stati Uniti per almeno tre mesi per lavorare come insegnante d'italiano a Washington DC dove ha dei parenti.

She hasn’t always been an Italian teacher. She worked before in events as an event organiser. “It’s a difficult work,” she says “and I needed to change direction in life. I want to Bristol three years ago to study English and I realised that I would like to be a teacher. When I returned I started to study in the evenings while I continued to work. It was a difficult period but now I’m really happy.” Bristol wasn’t her first experience of Britain. After she had graduated she spent six months in London. She worked first as a waitress and then for a while as a telephonist while she was studying English at a language school. When she returned from London she wasn’t convinced it was the right choice... perhaps one day she’ll return there for a while. Soon she will be going to the United States for at least three months to work as an Italian teacher in Washington DC where she has relatives. 

Ho visto dei quadri bellissimi di Cristina e voglio saperne di più. “Non dipingo da più di un anno” mi dice “e neanche faccio foto. Ora ho solo tre dei miei quadri a casa, ho dato gli altri ai miei amici.” Poi, continua dicendo che ha l’arte nel sangue, suo zio, Alfredo Silvaggi era un vero artista.  Non aveva mai niente. Anche lui regalava i suoi quadri agli altri. “Una volta face una mostra” Cristina mi spiega, “e c’era una donna che entrò e si fermò di fronte un suo quadro. Dopo un po’ iniziò a piangere. Mio zio le chiese il motivo del suo pianto e lei rispose singhiozzando che era rimasta affascinata da quel quadro ma che non aveva neanche un soldo per comprarlo. Mio zio prese il quadro e lo diede subito alla donna. Sono un po’ come lui con i miei quadri.” Cristina mi spiega che trova più soddisfazione a fare i quadri perché sono ‘da costruire’ piano piano.. la fotografia digitale forse è troppo ‘istantanea’ – le dico che secondo me la fotografia, e forse l’arte in generale è sottovaluata e lei è d’accordo.

I’ve seen some beautiful paintings by Cristina and I want to know more about them. “I haven’t painted for more than a year,” she says “nor have I taken photos. Now I only have three of my paintings at home: I’ve given the others to my friends.” She then tells me that she has art in her blood: her uncle, Alfredo Silvaggi was a real artist. “Once he had an exhibition,” Cristina explains, “and there was this woman who came in and stopped in front of one of his paintings. After a while she started to cry. My uncle asked her why she was crying and she sighed and told him that she was fascinated by the painting but didn’t have any money with which to buy it. My uncle took the painting off the wall and gave it to the woman. I’m a little like him with my paintings.” Cristina tells me that she gets more satisfaction from painting because a painting has to be “constructed” little by little... digital photography is perhaps too “instant” – I say that in my opinion photography, and perhaps art in general is undervalued and she agrees.

Durante il nostro primo incontro Cristina mi chiese il mio segno zodiacale che è leone e poi mi disse che “I cari leoni sono dei bravi papà.” Quindi questa volta le chiedo cosa pensa dell’astrologia: “A dire il vero, è un gioco. Credo tuttavia, ci siano delle caratteristiche comuni ai diversi segni. Seguo l’oroscopo di Rob Brazney che scrive nel giornale L’Internazionale. Scrive cose interessanti. Anche se fosse solo un gioco comunque credo che siamo tutti influenzati dai movimenti del nostro universo.” Personalmente non credo nelle cose scritte dagli astrologi e neanche nel destino ma il magnetismo è una delle regole dell’ universo e sono sicuro che io e Cristina ci vedremo di nuovo, anche presto.

During our first meeting Cristina asked me my star sign, which is Leo, and then told me that “Leos make good dads.” So this time I asked her what she thinks about astrology: “To tell the truth, it’s a game. I do believe that there are common characteristics for each sign though. I follow the horoscopes by Rob Brazney who writes for the Internazionale. He writes interesting things. Even if it is only a game I believe that we are all influenced by the movements of our universe.” Personally, I don’t believe in what astrologers write and neither do I believe in destiny, but magnetism is one of the rules of the universe and I’m sure that Cristina and I will see each other again quite soon.

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